M – IL MOSTRO DI DÜSSELDORF
@ Sotto le stelle del cinema(M, Germania/1931) di Fritz Lang (110')
ASPETTANDO IL CINEMA RITROVATO
Introduce Ehsan Khoshbakht
M si apre con le voci di bambini che recitano allegramente una filastrocca su un killer che fa a pezzi le sue vittime con la mannaia. L’innocenza e il terrore si prendono per mano, stabilendo un sinistro collegamento tra i bimbi e Hans Beckert, l’assassino compulsivo di bambine che con le sue guance paffute, le piccole mani e gli occhi gonfi di paura suscita sia ripugnanza che pietà. Il mostro a piede libero spacca la società rivelandone le viscere marce: la popolazione trasformata in folla inferocita è preda di un’isteria grottesca; la malavita si dimostra ancora più spietata ed efficiente della legge. “Chi è l’assassino?” chiedono esplicitamente i manifesti. Fritz Lang pose l’accento sull’origine da fatti di cronaca del film, ispirato da articoli su episodi realmente accaduti e dalla spietata lucidità della corrente artistica Neue Sachlichkeit (Nuova oggettività). Due anni prima dell’ascesa al potere dei nazisti in Germania – che spinse sia Lang che il protagonista Peter Lorre a lasciare il paese – il film guarda con distaccata compassione i mendicanti menomati, i malati di mente, le casalinghe consumate dalla fatica.
Due terzi del primo film sonoro di Lang furono girati come un muto, e l’aggiunta del suono apporta elementi innovativi come raccordi sonori, rumori fuori campo e un silenzio tombale che accentua la tensione. I primi dieci minuti di M sono costruiti con precisione allo stesso tempo musicale e chirurgica: inquadrature oblique dall’alto minacciosamente contrappuntate da suoni ordinari conducono a un montaggio perturbante – una tromba delle scale, panni stesi ad asciugare in una soffitta deserta, un posto vuoto a tavola, un palloncino impigliato nei fili del telefono – mentre una madre chiama invano la figlia scomparsa.
All’epoca Lorre era noto soprattutto per i lavori teatrali con Bertolt Brecht, ma con M, il film della svolta, l’ombra dell’assassino di bambini era destinata a perseguitarlo, proprio come Beckert dice di essere inseguito da sé stesso, di correre per strade senza fine circondato dai fantasmi di madri e di bambini. Il bruciante monologo di Beckert non perde mai la sua cruda forza; impossibile sottrarsi all’accusa lanciata dal suo grido tormentato: “Chi può sapere come sono fatto dentro?”.
Imogen Sara Smith
(Replica sabato 2 luglio ore 9.00 Cinema Arlecchino.
In caso di pioggia, la proiezione si sposterà al Cinema Lumière)