Gli Stati Uniti contro Billie Holiday
@ Arena Puccini(The United States vs. Billie Holiday, USA/2022) di Lee Daniels (126')
Regia: Lee Daniels
Interpreti: Andra Day, Trevante Rhodes, Garrett Hedlund, Natasha Lyonne, Dana Gourrier, Tyler James, Williams, Tone Bell, Da'Vine Joy Randolph
Origine e produzione: USA / Jordan Fudge, Jeff Kirschenbaum, Joe Roth, Tucker Tooley, Pamela Oas
Williams, Lee Daniels Entertainment, New Slate Ventures, Roth/Kirschenbaum Films
Durata: 126’
Negli anni Quaranta l'icona della musica jazz Billie Holiday collezionava successi in tutto il mondo, mentre il governo federale statunitense decideva di trasformarla nel capro espiatorio di una dura battaglia contro la droga prendendo di mira la sua fragile e complicata vita. Il fine ultimo delle azioni intraprese contro la cantante era impedirle di eseguire la sua ballata "Strange fruit", canzone di denuncia contro i linciaggi del governo degli U.S.A. e contributo essenziale per il movimento per i diritti civili.
Premio Golden Globe 2021 ad Andra Day come migliore attrice in un film drammatico.
“Accadde tutto per una canzone, una descrizione insieme terrificante e lirica dei linciaggi ai danni dei neri praticati dai bianchi nel profondo Sud americano, anni Trenta. Il primo verso faceva così: “Southern trees bear a strange fruit / Blood on the leaves and blood at the root / Black bodies swingin’ in the Southern breeze / Strange fruits hangin’ from the poplar trees” (“Gli alberi del sud danno uno strano frutto / Sangue sulle foglie e sangue alla radice / Corpi neri oscillano nella brezza del sud / Strani frutti appesi ai pioppi”). […] Billie Holiday, nera di Filadelfia, al secolo Eleonora Fagan, finì nel mirino di un alto funzionario della “Narcotici”, tal Harry J. Anslinger, affinché non eseguisse più in pubblico Strange Fruit, considerata “una canzone comunista, un incitamento alla rivolta”.
Il film, lungo oltre due ore, racconta la vicenda in una chiave di andirivieni temporale: si parte dal 1957, con un’intervista radiofonica, per subito tornare al cruciale 1947. […]
Non che Billie, incarnata con bel piglio fisico/vocale dall’attrice e cantante Andra Day, fosse una donna docile, facile da frequentare. Eroinomane, egocentrica, tormentata dal ricordo di uno stupro subito da ragazzina, la “signora del blues” diventò in pochi anni una star apprezzata anche dal pubblico bianco; e proprio per questo motivo da schiantare, incastrandola sulla droga, prima che la sua Strange Fruit ascendesse a macabro e toccante inno planetario contro la ferocia razzista (solo negli anni Sessanta “Time” la elesse “canzone del secolo”).
Il film va sul classico, nello stile e nella ricostruzione d’ambiente, ma incuriosisce, rispetto agli standard hollywoodiani, la notevole audacia sfoderata dal regista nel filmare le scene di nudo e di sesso, funzionali al ritratto di questa donna corteggiata, avvenente, e tuttavia incapace di vivere l’amplesso con tenerezza, come se conoscesse un solo modo di “farlo”.
Naturalmente Lee Daniels sceglie un punto di vista, nell’orchestrare la cine-biografia: ed è lo strano rapporto affettivo che si stabilì tra Billie Holiday, sposata due volte e spesso picchiata dai mariti, con un agente nero sottocopertura, un certo Jimmy Fletcher, è l’attore Trevante Rhodes, mandato da Anslinger perché spiasse la cantante in modo da poterla meglio arrestare e processare.
Risuonano canzoni epocali, come God Bless the Child o Solitude, in questo film malinconico e tragico, interessante forse più per la storia che racconta che per come la racconta. Ma certo Gli Stati Uniti contro Billie Holiday non lascia indifferenti.”
Michele Anselmi, “Cinemonitor”